Biografia

Cesare Cantù nacque a Brivio il 5 dicembre del 1804 e compì gli studi a Milano, presso il Collegio barnabita di S. Alessandro.

A soli 17 anni, nel 1821, ottenne il posto di supplente di grammatica a Sondrio, dove resterà fino al 1827. Dal ’27 al ’32 fu a Como e successivamente a Milano dove insegnò al collegio S. Alessandro.

Nel ‘32 pubblicò il suo primo volume Sulla storia Lombarda del secolo XVII: Ragionamenti per servire di commento ai Promessi Sposi (Milano, 1832).

Nel 1833 per aver manifestato liberamente le sue idee, venne accusato di far parte della Giovane Italia e arrestato; dal 15 novembre del ’33 all’ 11 ottobre del ’34 fu recluso per aver aderito, anche se cautamente, a un concreto programma di riforme politiche, economiche e sociali. Le accuse si rivelarono poi inconsistenti, dato che Cantù fu sempre un deciso oppositore di questa corrente politica; nonostante ciò la vicenda gli precluse per sempre la via dell’insegnamento. Il governo austriaco gli concesse una pensione ma decretò: “che giammai possa essere reimpiegato in qualsiasi posto di pubblica istruzione”.

A seguito di questa situazione la sua attività seguì diversi filoni; inizialmente collaborò con le più importanti riviste milanesi, tra queste il Ricoglitore italiano e straniero che si occupava prevalentemente di materie storiche e letterarie.
In seguito, tra il 1836 e il 1837, pubblicò quattro volumetti dedicati ai fanciulli.

La fama arrivò con un romanzo storico, Margherita Pusterla, scritto tra il 1835 e il 1836, durante il periodo di detenzione, ma pubblicato a Milano solo nel 1838, a causa della censura.

Ma l’opera che gli permise di lasciarsi alle spalle i problemi economici fu la Storia Universale, pubblicata a Torino tra il 1838 e il 1846. Si tratta di una pubblicazione monumentale, composta da 35 volumi.

Con l’Unità d’Italia iniziò la sua vita politica: venne eletto deputato e rappresentò in Parlamento l’opposizione clericale e conservatrice al nuovo Stato.

In questi anni continuò la sua produzione letteraria; è del 1865-66 gli Eretici d’Italia, opera in tre volumi nella quale rivendicò la funzione positiva della Chiesa nella storia italiana.

Nell’ aprile del 1873 viene nominato direttore dell’ Archivio di Stato di Milano e il ventennio della sua direzione fu tra i più significativi della storia dell’istituto milanese. Nello stesso periodo fu presidente della Società Storica Lombarda che proprio nel 1873 iniziava a pubblicare l’Archivio Storico Lombardo.

Fu grazie l’autorità di cui godeva nel mondo milanese del secolo Ottocento che il Cantù, riuscì a far concentrare tutti gli archivi milanesi nel prestigioso palazzo del Senato. Gli ultimi anni della sua vita videro la pubblicazione di alcuni libretti dedicati ai popolani cattolici, che costituirono un invito a vivere secondo i moniti della religione: Buon senso e buongoverno (Milano, 1870), Portafoglio d’un operaio (Milano, 1871), Attenzione! Riflessi di un popolano (Milano, 1871).

La sua ultima opera si può forse considerare la sua eredità, in Un ultimo romantico, ribadì infatti i principi che avevano guidato tutta la sua attività letteraria, la fede di un governo della Chiesa, in uno Stato in cui i piccoli comuni si governano autonomamente.
Morì a Milano l’11 marzo 1895 e venne sepolto a Brivio l’11 Novembre 1905.