Il Vino “Cesare Cantù”

Vino Cesare CantuIl progetto Villa Cantù prevede il recupero completo di un importante patrimonio locale in Franciacorta nel bresciano, la palazzina Cesare Cantù a Rovato di propietà del comune. La cooperativa sociale ISPARO si è occupata della ristrutturazione del fabbricato che da rudere è ritornato alla sua tipologia originaria. Inoltre l’area adiacente, prima ridotta a boscaglia, è tornata a riproporre la dolcezza dei suoi terrazzamenti coltivati con viti e ulivi. La parte residenziale della Palazzina è diventata la sede del villaggio d’accoglienza con spazi comuni e locali da destinare a pazienti psichiatrici autonomi.
Il villaggio è diventato inoltre sede di alcune associazioni del territorio. I soggetti sono inseriti in un progetto di residenzialità leggera (RL), a bassa protezione. In occasione della presentazione del primo lotto di questo progetto. la cooperativa Clarabella che gestisce questo spazio invitò il comune di Brivio e il Centro Studi Cesare Cantù all’inaugurazione, per illustrare alla cittadinanza presente chi era l’illustre Briviese e che rapporti aveva con Rovato. In quell’occasione nel presentare il progetto di recupero del terreno appartenente alla Casa Cantù a vigneto per produrre “bollicine” venne fatta la proposta da parte del Presidente del Centro Studi di dedicare il nuovo vino all’illustre Briviese, idea sposata immediatamente dalla dirigenza della cooperativa e da quella idea è nato il vino Cesare Cantù.

Il vino è stato presentato in anteprima nella torre del castello di Brivio il 17 settembre 2015 in occasione della festa del paese mentre ufficialmente a Vinitaly 2016. Per maggiori informazioni sul vino cliccare qui

“… Cesare Cantù soleva passare la buona stagione in una casina isolata sul Montorfano presso Rovato (Brescia). Quando egli la comperò, la villa era circondata da una landa sterile: seguendo le più recenti norme della scienza, coltivando razionalmente il terreno, Cantù seppe in breve tempo dargli un aspetto fiorentissimo, riducendo quasi interamente i dintorni a bellissimi vigneti. Egli stesso, lasciando i libri e gli studi, si faceva campagnuolo e vignaiuolo ed assisteva con una bonarietà tutta propria ai lavori dei contadini. Non v’era per lui maggior piacere che di accompagnare gli amici, che si recavano a visitarlo, tra i vigneti e di mostrar loro i frutti del raccolto …”


da Corriere del Ticino, Lugano 12 marzo 1895